Giovanni Testori

Periodico

La “ghiaia” di Rodin

Se esiste uno scultore che, per vastità d’immaginazione e per continuo bisogno di dismisura, non lascerebbe prevedere una qualunque dedizione anche ai formati piccoli o, addirittura minuti, questo è per certo Auguste Rodin (1840-1917). Come pensare, infatti, alle sue grandi opere quali Il pensatore, la famosissima Porta dell’Inferno, i Borghesi di Calais o il torvo

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Sutherland, un pittore usa la parola

Se la questione dei pittori che scrivono (e l’altra parallela degli scrittori che dipingono o disegnano) non ha senso alcuno d’esser posta nei termini dell’astrazione, ché significherebbe pur sempre partire dal presupposto che l’assoluto sia meta cui è possibile avvicinarsi od accedere esclusivamente usando un sol mezzo espressivo e di quello facendo la punta di

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Quando la pittura cerca nel mistero

Questa mostra, nella sua silenziosa e solenne bellezza, una bellezza che giunge indenne, se non ancor più millimetralmente stratificata, fin dal suo 71° ed ultimo numero, il famoso A tire d’aile (1956- 1961) del Centre Pompidou; questa mostra, dicevo, sembrerebbe fatta apposta per scoraggiare quelle letture che, del grande maestro francese, si sono fatte e,

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La felicità della follia

Ecco una mostra o, meglio, un evento che fa saltare in aria le nostre certezze critico-estetiche e, nel fragore, le trasforma in umiliata e interrogantesi Babele; almeno se si ha l’onestà e, insieme, il coraggio di avvertire gli avvisi; avvertirli, accoglierli, leggerli e, fino dove risulta possibile, capirli, inducendoci così a portare molto più in

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Tre secoli di suggestioni. Al tratto

Quando si farà la storia delle mostre che, in questi anni, si sono moltiplicate nel nostro Paese, spesso con ben scarsissimo senso; quando si farà questo e si cercherà d’evincere, per ciascuna regione, città o contado, il significato, è certo che il lungo, brillante catalogo di quelle organizzate dalla Regione Autonoma Valle d’Aosta si guadagnerà

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Arshile: il canto dell’agonia

Tutta la breve vita di Arshile Gorky, dopo aver un po’ esitato, come in attesa d’una voce o, forse, di un’arcana e definitiva chiamata, sembra correre e precipitare verso il compimento dell’arte e verso la fine corporale; avvenimenti che, quasi, coincidono. I grandi anni del disperato, solitarissimo maestro, armeno di nascita, trapiantatosi ancor bambino in

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