Giovanni Testori

Periodico

Il dolore non è più cieco

In quella che, nel numero di Natale del nostro settimanale, si colloca come la testimonianza più umile e, insieme, più estrema, e che ci giunge dalle «favelas» brasiliane, è detto, ad un certo punto: «Senza la croce di Cristo la sofferenza umana è come perduta alla coscienza dell’uomo; é dolore cieco, tragedia inerte, sofferenza muta» […]

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Il colore di questi colori

Con questo numero, nelle pagine de «Il Sabato», entra il colore; o, forse, che è dir meglio, in quanto esprime un fermo, preciso senso di responsabilità «Il Sabato» apre le proprie pagine al colore. Dalla monocromia, appena accesa dai titoli azzurri, al fulgore che offre alle immagini la possibilità d’essere più vicine alla verità, dunque

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Redenzione pellegrina da San Pietro al mondo

«L’anno Giubilare sarà celebrato contemporaneamente a Roma e in tutte le diocesi del mondo». In questo allargamento ‘planetario’ consiste, credo, la particolare rivoluzione dell’Anno Santo così come Giovanni Paolo II ha voluto, per grazia dello Spirito, pensarlo e proporlo. Rivoluzione che apre tutte le porte, scioglie tutti i confini, restituisce all’eguaglianza di Cristo tutte le

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Lei che abbraccia anche chi la bestemmia

L’Eucarestia: parola che, ogni giorno, si fa carne e sangue; Lui, il Cristo che ogni giorno, rinasce, patisce, muore sulla croce e risorge per noi e, ogni giorno, ci si offre come Corpo totale dell’essere, come suo centro, come suo senso; quotidiana riduzione dell’Immenso alla nostra minimissima e cinerea miseria per dare a ognuno di

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Ti aspetta innamorata la città senza amore

Milano, la città che t’accoglie, in questi giorni, come padre, come maestro, come testimone recante sulla propria carne i segni d’un martirio offerto a quell’amore infinito che è Cristo e, in Cristo, a quell’amore infinito che è l’uomo, ti s’apre davanti come un immenso corpo vivente, come un’immensa, vivente famiglia. Passato, presente e la difficile

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In quello sguardo contadino, in quella povera volpe

Dentro l’immagine (a pagina 17) di Felice Musazzi, che ormai s’è fatto «cosa» indivisibile e sola con la sua «Teresa», si racchiudono secoli e secoli di vita contadina. Essi procombon giù, fin oltre ogni perquisibile data; e salgon su, fino a raggiungere i nostri giorni; quando, cioè, quella vita vien lacerata e sopraffatta dalle esigenze,

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Un silenzio da spaccare

Due documenti che si legano; l’uno ci viene dalla morte, l’altro dalla vita. La lettera-testamento di Gianni Metti, suicida, e l’intervista-confessione di Ciro Calise che, dall’inferno della droga, è riuscito ad uscire. Due documenti non separabili, anche se sembrano opporsi; poiché l’uno soccorre e, per così dire, offre la carità di se stesso all’altro. Insieme,

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Non rimuoviamo il sangue di quel giorno

È probabile che una delle colpe più gravi della nostra società, per ciò che concerne la possibilità di creare dentro il presente un futuro umanamente reale, abiti nella fretta con cui tutto fa per «dimenticare» e, insieme, «rimuovere» i segni più profondi, estremi e drammatici che la colpiscono e investono. La panacea della festaiolità (che

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