Giovanni Testori

Periodico

Restano i bavagli e sono quelli veri

Si parla qui, di teatro, e si parla avendo avuto, nel nostro lungo e sussultante cammino, un caso di vero e proprio linciaggio censorio e moralistico, che arrivò fino all’affissione, sulle mura della città, di sequele di manifesti invitanti, senza mezze misure, a «cacciar via da Milano» le nefandezze della povera, disperata Arialda (1961). Bollati

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Il mondo cambiato da una croce

Con questa nuova Lettera apostolica Giovanni Paolo II è sceso nel cuore dell’uomo, toccandone il centro tribolato e sofferente, ed è giunto là, dove, da quei triboli e da quelle sofferenze, s’alza l’antica domanda di Giobbe: «perché?» V’è sceso con la certezza e, insieme, con la comprensione tremante e infinita che gli viene dall’aver aderito

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Cristo e il samurai. La straordinaria storia di Kei Mitsuuchi arrivato dal Giappone sino ai piedi della croce

Chi intendesse spiegare, coi metri corretti della critica, ma altresì con quelli più rigorosi e complessi della storia dell’arte, un avvenimento e, dunque, una presenza com’è quella di Kei Mitsuuchi all’interno della cultura europea, rimarrebbe, più che deluso, arrovellato dentro una serie di domande, forse, di spine e di ferite, sortir dalle quali non gli

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L’amore che giudica le tragiche ombre

La cognizione di spazio e di tempo, propria a Giovanni Paolo II; o, ancor meglio, la loro comprensione, il loro abbraccio, la loro assunzione umile, ferma e totale, proprio come si assume sulle proprie spalle una croce; e, di conseguenza, il loro continuo dilatarsi verso l’eterno, che coincide con l’eternità di Colui che è «dives

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Il nostro delitto è lasciarli soli

La lettura del secondo numero di «Contro le regole di questo assurdo gioco», la rivista dei pentiti, certo il loro luogo di pubblica responsabilizzazione e di pubblico dialogo e, soprattutto, quella della «tavola rotonda» che v’è annessa, ripropone una realtà umana, dunque un umano problema che, dopo acuti momenti d’interesse forse verificatisi solo in termini

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Dialoghi sull’ultima soglia

All’inizio della prima parte di questo dialogo, che rifonda un genere letterario liberandolo d’ogni grigia polvere per proporcelo in una lucida e come naturale freschezza, l’interlocutore dice: «occorre, però, trovare la maniera esatta per introdurre il tema»; a che il maestro, o chi per lui, risponde: «direi piuttosto la maniera umana. E la forza di

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Il dolore non è più cieco

In quella che, nel numero di Natale del nostro settimanale, si colloca come la testimonianza più umile e, insieme, più estrema, e che ci giunge dalle «favelas» brasiliane, è detto, ad un certo punto: «Senza la croce di Cristo la sofferenza umana è come perduta alla coscienza dell’uomo; é dolore cieco, tragedia inerte, sofferenza muta»

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