Giovanni Testori

Scritti e messe in scena

Il dolore non è più cieco

In quella che, nel numero di Natale del nostro settimanale, si colloca come la testimonianza più umile e, insieme, più estrema, e che ci giunge dalle «favelas» brasiliane, è detto, ad un certo punto: «Senza la croce di Cristo la sofferenza umana è come perduta alla coscienza dell’uomo; é dolore cieco, tragedia inerte, sofferenza muta»

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Il colore di questi colori

Con questo numero, nelle pagine de «Il Sabato», entra il colore; o, forse, che è dir meglio, in quanto esprime un fermo, preciso senso di responsabilità «Il Sabato» apre le proprie pagine al colore. Dalla monocromia, appena accesa dai titoli azzurri, al fulgore che offre alle immagini la possibilità d’essere più vicine alla verità, dunque

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Redenzione pellegrina da San Pietro al mondo

«L’anno Giubilare sarà celebrato contemporaneamente a Roma e in tutte le diocesi del mondo». In questo allargamento ‘planetario’ consiste, credo, la particolare rivoluzione dell’Anno Santo così come Giovanni Paolo II ha voluto, per grazia dello Spirito, pensarlo e proporlo. Rivoluzione che apre tutte le porte, scioglie tutti i confini, restituisce all’eguaglianza di Cristo tutte le

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Insieme, per vincere la violenza

Con Firus Validazeh mi sono incontrato a Perugia, proprio nei giorni dello «sciopero della fame». Ebbi subito la certezza di trovarmi accanto un uomo in cui la lucidità, il sentimento di cosa sia la giustizia e la fermezza necessaria per difenderla, partissero da una grande consapevolezza umana e al fondo, da una grande dolcezza. D’una

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Dilatarci nel vuoto ci rende meno uomini

Questa rete d’immagini che si muove e si fissa; che viene e va; che unisce paesi e uomini lontani, mentre tutto fa per disunirli e isolarli; questo mezzo d’affrancamento che si trasforma in servaggio; quest’attesa, voluta, reclamata schiavitù, che dovrebbe essere servizio e che invece (pubblica o privata che sia) si fa sempre di più

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Le mezze verità

Quella che si colloca come una delle più grandi e globali metafore che il secolo presente abbia creato, se non già la più grande e globale, circa la tragica difficoltà del nostro vivere «dimezzati», staccati, cioè, dall’autore e, insomma, dal Padre (lettura, quest’ultima, per nulla eccedente, anche se rarissimamente proposta e quasi mai svolta o

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In quello sguardo contadino, in quella povera volpe

Dentro l’immagine (a pagina 17) di Felice Musazzi, che ormai s’è fatto «cosa» indivisibile e sola con la sua «Teresa», si racchiudono secoli e secoli di vita contadina. Essi procombon giù, fin oltre ogni perquisibile data; e salgon su, fino a raggiungere i nostri giorni; quando, cioè, quella vita vien lacerata e sopraffatta dalle esigenze,

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