Giovanni Testori

davide

Testori: la preghiera è carne

<<C’è la possibilità di iniziare un teatro completamente diverso, dove si rappresenti una preghiera che avviene su un piano drammaturgico o un atto drammaturgico che diventi preghiera attraverso il suo essere liturgia. Se la cosa riesce, dovrebbe creare uno spazio teatrale diverso: antichissimo e nuovo. Può determinare un coagulo tra religioso, teologico e poetico che

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Testori abbandona il teatro e scende in piazza, tra la folla

Giovanni Testori – Un poco, ma sono felice.   G. T. – Il successo? Non lo cerco, non me ne rendo neanche conto. È un discorso laico, cinico, anche se luminoso per tutto quello che ricevo. Luminoso e faticoso. Il successo è anche la grazia, il dono e l’umiltà, dopo tanta disperazione, di poter dire

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Tre domande a Testori

Giovanni Testori – Il titolo non si riporta ma parafrasa direttamente un testo della martirologia cristiana, che è la «Passio Perpetuae et Felicitatis». In apparenza, nel mio romanzo, il rapporto religioso può risultare rovesciato, se non addirittura dissacrato; tuttavia, personalmente, ritengo che rispetto all’esistenza, alle domande che essa pone oltre che all’infinito dolore di cui

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Il sesso come disperazione vitale nel nuovo romanzo di Testori

Risposta – Mi è difficile rispondere a questa domanda e probabilmente qualunque risposta sarebbe almeno intempestiva e potrebbe sembrare presuntuosa. A proposito di almeno due delle definizioni che sono state date del mio linguaggio, penso che si possano accettare e che al tempo stesso sia possibile parlare di una fusione, di una «congestione» del barbarico

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