Periodico

Potesse, credo che il primo a misconoscere e a rifiutare la paranoia ingrandente e onnicomprendente che da tempo s’è messa in atto sulla sua opera, sarebbe proprio lui, Giorgio Morandi; lo fece, del resto, come ben si sa, e con estrema decisione, anzi con crudele ferocia, anche in vita. Mi riferisco alla ponderosa, appassionatissima e […]

Ogniqualvolta m’accade d’imbattermi nella mostra d’uno degli artisti, o laici frati, di quella che, anni fa, ebbi a chiamare «Confraternita del Canton Ticino», mi rammarico che, del gruppo, ancora non sia stata organizzata l’esposizione generale; quell’esposizione che, anteponendo, seppur per rapidi cenni, i precedenti storici (come il grande, solitarissimo Serodine), componga finalmente, di tale «Confraternita»,

Mentre, da qualche tempo, si torna a parlare della mitica «Grande Brera», la Brera reale e, tuttavia, non mai piccola, ferma un’atra volta le porte. Lungo tutte le feste natalizie, ed anche oltre, il più importante museo di Milano rischia di essere, dunque, «casa-chiusa». Lo è, del resto, a intermittenza, da molti (troppi) anni. Conflitti

La nuova casa editrice meglio non avrebbe potuto partire che con questa monografia su Valentin de Boulogne (1594-1632). Ha ragione Pierre Rosemberg, strepitoso conoscitore dell’arte di Francia, a dire nell’introduzione che, questa, è la terza fortuna toccata al grande maestro, da che, una notte appunto del 1532, dopo aver fatto ogni genere di «bisboccia», gettatosi

Esiste nella storia della critica d’arte e, in genere, della cultura figurativa italiana di questo dopo- guerra, una figura che ha avuto, e mantiene, il dono d’essere al centro, senza avere fatto e far nulla per trovarvisi. Si direbbe che vi ci sia trovato per aggiustamento sismico delle altrui passionalità, intemperanze, insopportazioni, violenze, risse e

La coesistenza degli opposti che, con ogni certezza, si porrà come denotazione prima delle vicende figurative di questi ultimi anni, ci viene incontro quasi quotidianamente. È, infatti, sufficiente passare da una galleria all’altra, perché ci si veda, o ci si senta, chiamati dall’esatto contrario di ciò che, nella precedente, ci aveva presi ed emozionati. Naturalmente,

Di tanto in tanto siamo invitati a spendere qualche parola su quella sorta di Moloch, tra luccicante, utile e nefando, che assomma aste e mercato; e, in esse, tutte le arti, quelle maggiori e quelle minori; tutte e di tutti i tempi. Quasi che, oltre a compierne una continua ricognizione, il più segreto e luciferino

Preparata con profondo rigore e con altrettanto amore, secondo usa fare il suo curatore Pietro Marani, questa mostra si colloca ben fuori dalle consuete, reclamizzate e acclamate sollecitazioni; quelle sollecitazioni che, spesso, si rivelano poi, culturalmente, vane; se non, addirittura, dannose. L’occasione, qui, non risulta provocata e non risulta neppur esterna al museo che ospita

La mostra studia, per la prima volta in modo sistematico e chiaro, la pittura del ‘600 nel territorio comasco; e lo fa con i 33 dipinti che, in diversi modi e con diverse temperature, riguardano il tema e che sono di proprietà dei musei civici (fra essi è da segnalare, subito, la recente acquisizione d’un

Qualche anno fa, proprio qui, in questo esemplare museo svizzero che è Casa Rusca, prefando la mostra di Franzoni, avevo tentato di dar conto d’una particolare «poetica» che, misteriosamente, sembra segnare di sé, legandoli e insieme, slegandoli a quelli dalla vicinissima cultura lombarda, tutti i più veri maestri dell’arte ticinese che, proprio in causa di