Giovanni Testori

Periodico

Alfredo è morto. Un’altra tomba della falsa libertà

Ancora una bara che è scesa giù, nel lungo, troppo lungo cimitero della nostra sgargiante e idiota allegria consumistica; ancora un giovane che s’è tolta la vita; la vita donataci da Dio; la vita redenta dal sangue di Lui, il Cristo. Accanto al cadavere, ancora una lettera. Sappiamo che il suicidio è un gesto compiuto […]

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Giovanni Testori: quel libro, dopo tutte le ideologie

S’avvicina l’estate ed eccovi quindi un consiglio d’autore tutto speciale: speciale come ognuno può ben vedere per le dimensioni, speciale per il libro scelto, speciale infine per il nome di chi ha effettuato per noi questa scelta; insomma un consiglio che vuol far muro all’avanzata di gigantesche inanità che come sempre l’estate finirà con l’offrirci.

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La gioia e il dolore nel dovere della vita

Scegliere fra le tante lettere che ci han portato qui, sul tavolo, voci e parole tutte vere, tutte pagate, tutte necessarie, sembra a me nel momento in cui non superabili ragioni di spazio mi costringono a farlo, azione offensiva e impropria; crudele azione, azione legata a un tipo di chirurgia che non m’appartiene in nulla,

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La presenza della poesia (e l’assenza della critica)

La breve, intensissima raccolta di «Tramonti» e di «Albe» che, incentrate attorno a un grande «Paesaggio invernale» di Caldés, la «Compagnia del disegno» ha realizzato di Paolo Vallorz è stata insieme un’offerta straordinaria di poesia e una straordinaria prova di coincidenza tra immagine vissuta e partecipata e immagine restituita e formata; insieme a questo, dicevo,

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A te, per la vita, la libertà, l’amore

Dopo quelle pubblicate nel penultimo numero, sono arrivate in redazione altre lettere che, partendo dalla morte di Marco Riva, s’interrogano e meditano attorno alla vita, al suo senso e al suo valore; con gli amici de «Il Sabato» stiamo cercando la soluzione più giusta per pubblicarle. Ma una, questa, esige assolutamente d’uscire subito, qui, su

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La fatica religiosa di Cézanne

Il foltissimo eppur composto pubblico che sfila ogni giorno davanti ai dipinti dell’ultimo Cézanne — il Cézanne, intendo, dell’estremo decennio (1895-1906) — esposti al Gran Palais parigino fino alla fine di luglio, si differenzia talmente dalle folle che siamo soliti vedere in simili occasioni (folle vocianti e ciarliere, spesso indifferenti ovvero coloratamente rassegnate all’obbligo della

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Chi di Biennale ferisce di Biennale perisce

Stando a quel che si legge, una scarica di bordate violentissime, con annessi fulmine e saette, va scendendo, e meritatamente, sulla trentottesima edizione della Biennale; terza, ed ultima, per quel che riguarda il settore delle arti figurative, del già scaduto presidentato di Carlo Ripa di Meana. Sarebbe, tuttavia, ingiusto, come invece da più parti (neppure

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