Periodico

Dunque, la religione si rivela un’altra volta l’esatto contrario di quell’«oppio dei popoli» come, strozzando le più profonde e vere ragioni dell’uomo, la si era voluta definire. Dunque, la fede in quell’immenso, continuo, doloroso miracolo che è la vita, apre nei popoli le sole crepe che riescano veramente a sfarinare il buio schiavismo del potere; […]

Nella città della vergogna e della strage atomica, Giovanni Paolo II ha pronunciato una delle invocazioni più cariche di speranza e, proprio per questo, più lampeggianti d’allarmi che l’uomo moderno abbia ascoltato. Mentre da noi poveri e affrettati commentatori tentano di contenere l’impeto, la carità, l’intelligenza e la luce della sua parola, Giovanni Paolo II

Da mesi sui giornali e alla televisione si scrive e si dibatte attorno ai «pentiti» appartenenti alle Br: e scrittura e dibattiti sembrano vertere quasi esclusivamente sul significato e, soprattutto, sull’interesse giudiziario e sociale di tali avvenimenti. Pentimento e confessione vengono letti e illustrati solo in quanto aiutano a costruire la possibilità di determinare l’intera

La mostra sulla «Ca’ Granda» che s’apre in questi giorni qui, a Milano, non è una mostra d’arte, di storia o di costume; non è neppure una mostra di rapporti sociali o sanitari, anche se tratta tutto questo. Forse non è neppure una mostra. È il grembo; è il cuore, il gran cuore segreto e

È con dolore e con tutta la carità possibile verso «coloro che non sanno quello che si fanno», ma anche con decisione e fermezza che ci corre l’obbligo e il preciso dovere di denunciare, non solo ai nostri lettori, ma a tutti gli italiani, la viltà cieca e interessata con cui, in questi ultimi tempi,

Caro, fermo, dolcissimo padre di noi tutti, tu che sei Cristo qui, su questa nostra buia e disperata terra, tu che come Cristo sei ora lì, sulla Croce, a soffrire, Agnello nuovamente assalito, calunniato, ferito ed abbattuto, noi ci inginocchiamo a pregare il Signore perché, quantunque non lo meritiamo, ci dia la grazia della tua

La rilettura degli articoli che ebbe a scrivere attorno all’aborto (da quello del 19 gennaio 1975 a quello, anche più esplicito e chiaro, del 1 marzo, cui fu dato il titolo estremamente significante di «Non aver paura d’avere un cuore»), torna a segnalare Pasolini come uno dei pochissimi uomini di cultura che, in quegli anni

«Signore, Ti ringraziamo d’averci concesso di porre il nostro povero cuore sul grande, lucente cuore della vita»; queste sono le parole che, inginocchiandoci, rivolgiamo a Dio; e sono parole piene d’infinita gratitudine per la verità di vita, di rispetto e d’amore totale alla vita, di cui il Signore ci ha fatti strumenti. Solo dopo e

Questo, che il nostro settimanale inizia ad affrontare col numero presente, è un tema di tale oscura e, insieme, diramata e atroce vastità da richiedere, come in effetti si farà, una lunga serie di servizi e di connessi articoli di commento e di meditazione; è anzi quasi certo che verrà a collocarsi come il tema

Giù, nel buio pozzo di Vermicino, s’è consumata l’ultima delle nostre ignominie, l’ultima delle nostre vergogne: e mentre si consumava, s’ostendeva davanti a tutti; e tutti catturava e legava al piccolo cuore di Alfredo, alla sua voce, ai suoi gemiti e al suo viso; un viso che i teleschermi, di tanto in tanto, sovrapponevano o