Giovanni Testori

Intervento Orale

Scavando nella grandezza di Vermeer. «La realtà sulla soglia dell’eterno»

GIOVANNI TESTORI – Io credo non siano assolutamente ragioni iconografiche o di temi che possono aver avvicinato Proust al mistero di questo mondo di Vermeer, anche se in lui e nei suoi interni c’è veramente già la cristallizzazione di una società che, una volta sviluppata e portata quasi al momento della decadenza è quella di

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«La mia eroina? Una Macbeth del proletariato»

«E ormai parecchio tempo che lavoro a questo ciclo milanese, che impegna praticamente tutta la mia attività di scrittore. Il primo passo fu il racconto che pubblicai nei “Gettoni”, Il Dio di Roserio. Poi mi venne voglia di scriverne la continuazione e il ciclo si allargò strada facendo: pubblicai Il ponte della Ghisolfa nel ‘58,

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Testori: io omosessuale cristiano e disperato

Giovanni Testori – Mi tocca durissimamente. Ma confido che la Chiesa abbia, come ha, la carità di accogliere anche questo povero disperato che sono io. Nella Chiesa la fermezza morale si accompagna al perdono. Mi sembra sbagliato forzare la Chiesa per amore di contemporaneità. La contemporaneità è un ammasso di violenze e di dimenticanze: è

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Testori[.] Maledetta Italia apri almeno gli occhi

Giovanni Testori – (scuote la testa e si avvolge ancora più strettamente nella coperta). Milano non l’ha fatto, non abbiamo cacciato via la polvere. Questa città uscita fracassata dalla guerra ma con la speranza della democrazia, di mettere in piedi uno Stato umano, si è arresa ai soldi. G. T. – Quasi subito. I partiti

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