Giovanni Testori

Intervento Orale

Tre domande a Testori

Giovanni Testori – Il titolo non si riporta ma parafrasa direttamente un testo della martirologia cristiana, che è la «Passio Perpetuae et Felicitatis». In apparenza, nel mio romanzo, il rapporto religioso può risultare rovesciato, se non addirittura dissacrato; tuttavia, personalmente, ritengo che rispetto all’esistenza, alle domande che essa pone oltre che all’infinito dolore di cui […]

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Il sesso come disperazione vitale nel nuovo romanzo di Testori

Risposta – Mi è difficile rispondere a questa domanda e probabilmente qualunque risposta sarebbe almeno intempestiva e potrebbe sembrare presuntuosa. A proposito di almeno due delle definizioni che sono state date del mio linguaggio, penso che si possano accettare e che al tempo stesso sia possibile parlare di una fusione, di una «congestione» del barbarico

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Il delirio barocco di Giovanni Testori

«Come la maggior parte dei miei personaggi» «anche questi cercano la morte. Il problema centrale del libro, infatti, è di natura sostanzialmente religiosa, riguarda la nascita, il “perché” della nostra esistenza, e l’impossibilità di spiegarla altrimenti che vivendola, come una via crucis, un continuo atto di dolore. Società, storia, religione, sono alibi: in realtà non

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Testori: «L’Arialda di oggi darà più fastidio di allora»

«Credo che l’Arialda sia ancora molto violenta, molto palpitante, sia per quanto riguarda gli accadimenti esterni sia per il suo senso più profondo. Ci sono, nel testo, certi presagi abbastanza impressionanti, sulla droga, sui gas delle fabbriche, sulla periferia che comincia ad essere attratta dal fascino del centro. Il centro, in effetti, ha soggiogato la

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Testori: eludono le mie domande sul “gioco al massacro” dell’uomo

«La cultura marxista non ha il suo latino». Ma non si è accorto Napolitano che gli intellettuali italiani non hanno aspettato la sua esortazione per «sporcarsi» e già da qualche anno si sono sottoposti ad una frenetica corsa per raggiungere ed arraffare «le sedie del rapporto con la società: cioè a dire, del comando e

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Io accuso i portatori di nulla

Giovanni Testori – Non ho elementi diretti di giudizio, perché solo stasera avrò la possibilità di assistere a una replica romana, ma Parenti e gli altri membri della compagnia mi confermano che le reazioni degli spettatori sono un po’ diverse, questa volta, da quattro anni fa. Allora l’Ambleto ottenne un successo straordinario, del tutto insperato,

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«La mia eroina? Una Macbeth del proletariato»

«E ormai parecchio tempo che lavoro a questo ciclo milanese, che impegna praticamente tutta la mia attività di scrittore. Il primo passo fu il racconto che pubblicai nei “Gettoni”, Il Dio di Roserio. Poi mi venne voglia di scriverne la continuazione e il ciclo si allargò strada facendo: pubblicai Il ponte della Ghisolfa nel ‘58,

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