Giovanni Testori

Intervento Orale

Un rito chiamato «Confiteor»

R. – Non so… Forse per concentrare meglio il discorso, per dare più spicco alla parola, che resta sempre, per me, l’elemento più importante della rappresentazione. Inoltre uno spettacolo per uno, due attori, diventa necessariamente uno spettacolo “povero”, essenziale. E il teatro per me non deve avere scena, né luci né costumi: deve essere solo […]

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Macchè ‘700, il Filippo è roba d’oggi

«Il mio è un debito d’amore verso questo scrittore della grandezza, questo cantore della grandezza dell’uomo e della totalità della vita. Alfieri è un supposto sepolcro dal quale bisogna alzare la lastra con cui lo si è coperto. Il suo è un mondo che è stato coperto di polvere o che si è addolcito, mentre

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Spiego la parola come centro del vero teatro

Giovanni Testori – Scelgo la parola: la parola dove e la parola come, perché la considero centro, termine primo e ultimo, anzi unico, non solo dell’avvenimento teatrale, ma della possibilità dell’uomo di esprimersi. G. T. – Sì, perché nel teatro è la parola che si fa carne e carne che si fa parola. Resa muta,

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Maestro, facci rivivere la storia di quel lago di Como

Giovanni Testori – Ma è questa, appunto, l’operazione arditissima consentita dal romanzo. Nei Promessi sposi <<il volgo disperso che nome non ha>> prende nome e cognome, si chiama Renzo Tramaglino e Lucia Mondella. E si mette in spalla la croce dei destini dell’umanità. Che cosa capita? Che gli umili vincano, perché convertono, sconfiggono il potere.

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