Intervento Orale

Testori: Confiteor è nato in due estati, quella dell’83 e quella dell’84. Ne ho fatta una prima stesura, mi sono fermato, l’ho ripreso in mano. Non è stato poi un lavoro isolato: insieme e poco dopo, ho portato a termine un romanzo, In Exitu, e alcune poesie, Diademata, parola tratta dall’Apocalisse. E in questa “trilogia” […]

«hanno mostrato il lato doloroso, la difficoltà di vivere in un mondo come questo e il disperato bisogno di amore». «li ho scritti pensando alla carne, ai movimenti, agli occhi di ben determinati attori e alla personalità della regista».  

«Osservando questo mio lavoro che sta riprendendo corpo, mi hanno sorpreso praticamente due cose: la prima è una specie di premonizione di catastrofe, un luccichio preveggente di un dramma sociale che stiamo vivendo oggi. E poi ancora una violenza non contingente ma esistenziale di un “no” detto alla vita. In questo senso mi è sembrato

«Ne avrò ancora per un paio di mesi, a novembre dovrei tornare a casa – dice –. Non che mi trovi male, anzi. Il mio è un mestiere privilegiato: bastano carta e penna e posso farlo ovunque. Lavoro bene qua, ho meno distrazioni. In questi mesi di reclusione ho scritto un romanzo, “Gli angeli dello

«Conversazione con la morte»? ” c’è in me la necessità di sentire qual è lo scatto autentico, vero, di quello che io ho sempre chiamato il fatto religioso del teatro. Voglio provare e magari pagare di persona per sentire il vero peso che ha la parola; perché sta lì proprio nella parola il nucleo centrale

Al Pier Lombardo su iniziativa della «Confraternita» L’attività del gruppo culturale d’ispirazione cristiana MILANO – Nel ridotto del Salone Pier Lombardo, ieri. Non ci sono più i violenti riflettori, né il pubblico chic convocato un mese addietro per la conferenza-stampa di presentazione della stagione. Poche persone raccolte davanti ad uno solo dei protagonisti di quell’incontro:

«Non so che effetto farò alle femministe, forse mi odieranno» «Avevo nell’orecchio i versi del libretto, e mi è venuto così per caso, per sovrapposizione, stratificazione, incasinamento» avverte lo scrittore. E aggiunge: «C’è in Macbetto una disperazione viscerale, brutale, che può sboccare solo in un bagno di sangue. Nel Macbetto si mescolano il senso del

«Tutto quello che faccio rappresenta la disgregazione mia e del mondo in cui vivo. Che cosa si può fare ormai di diverso? Da parte mia credo di essere sincero fino alla morte. Al di là di questo, ci sono soltanto degli alibi, mascherature alle quali purtroppo abbiamo creduto in tanti». «Io rifiuto di tornare indietro.