Amleto scompare dalla scena per combattere il Totem-Re
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<<Quella di portare il capolavoro manzoniano sulla scena potrà sembrare a qualcuno – spiega Testori – una prova della mia sconfinata, umile superbia. Invece no, non sono arrivato a Manzoni per un proposito, ma per un bisogno. Ho sempre visto con gli occhi della mente, Manzoni serenamente assiso sulla sponda del fiume della storia, mentre
I promessi sposi alla prova del teatro Read More »
Giovanni Testori – I significati sono parecchi. C’è un Maestro che raduna un gruppo di attori provenienti da esperienze diverse, che non credono più in quello che fanno e non credendo più nel loro lavoro non hanno neppure più fiducia nel loro essere uomini. Il Maestro vuole comunicare loro le proprie esperienze, vuole farli ridiventare
1984: ecco i nuovi “Promessi sposi” Read More »
<< Il bisogno intimo… inafferrabile… diventato anche coscienza di restituire a me stesso e ai miei contemporanei la memoria, ovvero ciò che il mondo di oggi cerca di distruggere, di eliminare… Tutto ciò lo ritrovo nei Promessi Sposi, che sono memoria… una memoria che si solleva lentamente in un testo come “I Promessi Sposi alla
Un gioco della memoria per ritrovare quei valori che abbiamo smarrito Read More »
«Mi riesce difficile scrivere per il teatro senza guardare in faccia quelli per cui scrivo, senza misurarmi con gli amici. Per la “Trilogia” mi sono specchiato in Franco Parenti. Ma ormai, dopo “Edipus”, avevo infranto una parete, capivo che oltre, almeno in quella direzione, non sarei più potuto andare. E ho compiuto un giro di
La fede di Testori nella nuda parola Read More »
Giovanni Testori – Perché sono tentato da sempre di leggere le mie cose con la mia voce, senza recitarle, soltanto dicendole. Questa poi è una confessione pubblica, ed ora che è venuta a mancare il magistero di quel grandissimo attore che era Ricci, affidarla ad altri non avrebbe senso. Voglio sentire cosa succede alla parola
Attore di se stesso Read More »
Giovanni Testori – Non è scritto per Parenti, è nato con lui. Il vero teatro nasce da un’identificazione anche fisica con le persone che lo metteranno in scena. Ho assistito alle prove, e debbo dire che Franco e Andrée Shammah, la quale s’è accollata l’onere registico, hanno acquistato una grandissima maturità . In particolare trovo che
«Non so cosa potrei raccontare — ci ha detto — l’allestimento di Visconti non l’ho ancora visto. Mi hanno riferito che è uno spettacolo bellissimo, che il senso del testo è rimasto inalterato. La durata della commedia è stata però dimezzata e non tutti i tagli sono avvenuti con la mia approvazione. Visconti è da
Testori protesta: la “Signora” è dimezzata Read More »
«La sistemarono – dice Testori – in un educandato per giovani traviate. Fu quel sant’uomo del cardinal Borromeo a farlo, per ragioni che ancor oggi non sono ben chiare. Ma il suo pentimento era in realtà una pura ipocrisia. Virginia mentì soltanto per poter uscire dal carcere (il fondo di un’orribile cisterna-prigione) e per cercar
Divampa la polemica per “La Monaca di Monza” Read More »
<<È la prima volta in tanti anni di rappresentazione del mio teatro, con Visconti, col Piccolo, col Pier Lombardo, che il testo viene dato senza cambiare una virgola. Questo non per rispetto della lettera, ma per una fiducia comune a me, alla compagnia, al regista, sotto o sopra la quale c’è un bisogno, un atto
Giovanni Testori: siamo attori di Dio Read More »